venerdì 21 dicembre 2012

…Devo fare! Devo essere! Devo comportarmi! Devo dire!...

Oggi ho l'onore di ospitare nel mio blog la Dott.ssa Consuelo Cesaroni. Conosco praticamente da sempre questa donna, e ho seguito da vicino i suoi sviluppi professionali. Penso che, Consuelo sia l'esatto esempio, di chi, nonostante tutto, prende la sua vita nelle mani, e dedica tutto il suo tempo, le sue energie, la sua intelligenza, a quello che la fa sentire libera... libera di di respirare, di condividere, di aiutare, di emozionare. Grazie Consuelo!


Spesso le persone vivono in modo non libero al ritmo di impulsi repressi:
…..Devo fare! Devo essere! Devo comportarmi! Devo dire!................
Il più delle volte questi “devo” servono da scudo contro la realtà e la vita che incombe con la sua incertezza ed imprevedibilità. L’illusoria  perfezione della realtà esterna, in tal modo, si contrappone e bilancia il caos e la fragilità del mondo psichico interno. Muoversi sempre verso un ideale di perfezione (“devo fare bene”, “devo essere nel giusto”,….) significa, come afferma Ricardo Peter, uscire dalla vita o, ancora peggio , non entrarci mai. Sono ormai molti gli studiosi che hanno evidenziato come i “devo” siano sintomo di una paura d’abbandono  e di una angoscia di morte. La tensione, infatti, per un impiego perfetto del tempo è connessa al senso si finitudine della vita umana. 
Attualmente esistono molte “superdonne” e “superuomini” che devono lavorare senza contare le ore, devono gestire la famiglia, devono seguire corsi, devono mantenere la linea, si affannano a seguire il ritmo dei devo che la società odierna scandisce per essere donne ed uomini  completi, impeccabili, perfetti in ogni cosa.
Spesso queste “superdonne” o “super- ragazze”  e “superuomini” o “super- ragazzi” tentano, in questo modo, di mettere a tacere mancanze, di rispondere alle aspettative familiari che non hanno saputo soddisfare e che si trascinano come una catena con una palla al piede. Spesso l’energia che sprigionano porta all’ illusione che siano nel pieno possesso delle loro forze e che tutto vada bene, nascondendo la profonda fragilità. Si possono cosi, creare situazioni senza via d’uscita in cui sono prigionieri dei “devo” e dei successi da mantenere.
Le persone, cosi, imprigionate nei propri “devo” interni si impongono uno stress enorme che sconvolge l’orologio interno, il sistema immunitario, il sistema gastrointestinale, il sonno. Spesso la convinzione, nata nelle relazioni primarie con le figure genitoriali, che sta alla base di tutto questo, è che si deve far bene, si deve essere bravi  per meritarsi amore ed attenzione.


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